Caterina Franceschi Ferrucci con consorte

Nasce a Narni il 26 Gennaio 1803, il padre è il Dott. Antonio Franceschi, romagnolo, di origine borghese e di ideologia liberale. La madre è Maria dei Conti Spada di Cesi. Narni e sotto lo stato pontificio, ma questo matrimonio testimonia gli influssi della rivoluzione Francese. Il padre, Antonio Franceschi aveva avuto, durante il periodo della Repubblica Romana (1799) incarichi politici di rilievo: era stato Prefetto Consolare di Spoleto e Ministro dell'Interno dal 22 Nevoso al 20 Messidoro 1799.

Nel 1808, nello stesso anno in cui Napoleone decreta l'annessione delle Marche al Regno d'Italia, Antonio Franceschi è nominato medico condotto ad Osimo ed è qui che si trasferisce con la famiglia. Quando Caterina aveva 5 anni, fu ferita da un suo compagno, durante il gioco, all'occhio destro che andò perduto e l'altro, a causa di un'infiammazione, rimase spento per 5 anni. La famiglia Franceschi vive ad Osimo fino al 1823 Ad Osimo, sul Palazzo Sinibaldi si legge questa lapide. DAL 1808 AL 1823 IN QUESTA CASA ABITO' E DAL PROF. DON FRANCESCO FUINA APPRESE A SCRIVERE ITALIANAMENTE CATERINA FRANCESCHI FERRUCCI ACCADEMICA DELLA CRUSCA AUTRICE DI OPERE LETTERARIE EDUCATIVE PER ALTEZZA DI DOTTRINA CELEBRATISSIME POETESSA MERITATAMENTE LODATA ONORE E VANTO D'ITALIA.

Nel 1823 si trasferisce a Macerata. A quell'epoca Caterina , doveva essere già un'esperta latinista, se Leopardi, nello scrivere ad un amico comune di Macerata, Puccinatti, dice: "Salutatemi tanto la Franceschi a mio nome, ditele che io la stimo e l'onoro già da qualche tempo, che la conosco di riputazione".

Il 26 Settembre 1827, Caterina Franceschi sposa a Macerata, Michele Ferrucci latinista dotto, professore presso la Biblioteca di Bologna. Caterina si trasferisce a Bologna, dove fu accolta con molto calore. Qui incontra il Leopardi, durante il suo soggiorno bolognese dal 30 aprile al 9 Maggio 1930. A Bologna i coniugi Ferrucci prendono parte, attraverso manifestazioni di carattere intellettuale, al moto rivoluzionario del 1831, sostenendo le tendenze nazionali unitarie dei gruppi più progressisti. Ma le conseguenze dell'adesione alla rivoluzione del '31 non si fecero attendere. Il Prof. Michele fu sospeso dal suo incarico di Sostituto alla Cattedra di Arte Oratoria e Poetica Latina e Italiana all'Università. Così, con la moglie e il piccolo Antonio, nato nel 1929, si trasferì fuori dai territori dello Stato Pontificio e dall'Italia, a Ginevra dove aveva ottenuto la Cattedra di Eloquenza Latina, dietro raccomandazione di Camillo Benso Conte di Cavour.

A Ginevra i Ferrucci si adoperarono in tutti i modi di cui erano capaci per difendere il prestigio della cultura italiana. Il Prof. Michele teneva corsi in lingua latina e Caterina liberi corsi universitari in lingua francese sulla nostra letteratura. Il testo della lezione su Lo stato attuale della poesia in Italia con la quale la Ferrucci inaugurò il corso nel 1838, si rivela di particolare interesse perché vi è contenuta l'illustrazione dei termini e del significato nazionale della disputa Classico - Romantica in Italia e della personale posizione dell'autrice che tendeva a fondere in un'unica concezione letteraria i principi più fecondi dei Classici e dei Romantici.

Alla fine del 1844 i Ferrucci tornarono in Italia, a Pisa, nel Granducato di Toscana, in un clima di riforme, dove Caterina visse il suo periodo eroico. Leopardi le aveva suggerito "emuli le donne delle altre nazioni".

Nel 1844 Gioberti pubblica Il primato civile e morale degli italiani, opera che infiammò l'anima di Caterina Ferrucci anche perché in essa trovava la interpretazione filosofica delle proprie teorie spirituali, culturali e, in parte, politiche. Nel 1847 la Ferrucci dette alle stampe, a Torino "Della educazione morale della donna Italiana" scritto nel 1844. L'opera fu pubblicata a Torino, perché dopo il suo ritorno in Italia, pur vivendo in Toscana, si era impegnata, come esponente della cultura piemontese, nella corrente moderata Subalpina. Il libro però poté uscire solo alla fine del '47 dopo le prime riforme liberali di Carlo Alberto.

Nell'aprile del 1850 fu invitata a Genova da un Comitato di Nobildonne che la chiama a dirigere un Istituto Femminile di Educazione che avevano in animo di fondare. L'idea di chiamare la Ferrucci fu suggerita loro da Terenzio Mamiani che vedeva nella pedagogia "italiana" della Ferrucci il mezzo idoneo a dar vita ad una istituzione statale che provvedesse all'educazione della donna.L'Istituto fu aperto il 15 Novembre 1850 con 24 allieve, ma nell'Ottobre 1951 la fondatrice rinunciò irrevocabilmente all'incarico per le difficoltà incontrate: la impreparazione delle maestre e i dissapori con le nobildonne genovesi. Tornata a Firenze nel 1853 affermava: "Ho finito di scrivere un libro intorno agli Studi delle donne che è il compimento dei miei diversi lavori intorno all'educazione". Nei "diversi lavori" la Ferrucci aveva affrontato con passione, tenendo sempre in conto il fine patriottico, tutto l'universo della educazione femminile.

Il 5 Febbraio 1857, mentre Caterina sta scrivendo i Primi Quattro Secoli della Letteratura Italiana, dopo una brevissima malattia, muore, a 22 anni, la figlia Rosa. La morte di Rosa fu assai più che un lutto familiare; essa segnò in maniera determinante non solo la vita, ma anche la attività politica e letteraria di Caterina Ferrucci. L'Arcivescovo di Pisa, Cosimo Corsi, che conosceva la santità della morte di Rosa e molti particolari della sua vita esemplare, suggerì alla madre, che attraversava un periodo di crisi intellettuale a causa della prostrazione profonda, di scrivere un libro sulla figlia. Caterina rispose che quel lavoro "lo avrebbe fatto da sé il cuore". Il libro Rosa Ferrucci ed alcuni suoi scritti dal 1854 al 1874 ebbe quattro edizioni italiane, una traduzione tedesca e tre francesi; ma il suo dolore Caterina lo sfogò in un altro scritto, un diario inedito che va dal 14 Luglio del '57 al 4 Febbraio del 1860. In due fascicoli di 74 pagine sono riportati i colloqui con se stessa, con Rosa e con Dio. Nel 1861 il figlio Antonio le affidava, per confortarla, la educazione di uno dei suoi bambini, Filippo di 4 anni e questo la rianimò sensibilmente. In questo stesso anno riprende a scrivere versi che furono pubblicamente lodati da G. Carducci.

Il 13 Giugno 1871 la Accademia della Crusca la eleggeva Membro Corrispondente. Era la prima volta che una donna veniva chiamata a farne parte. Il tema del discorso, che per altro la Ferrucci si rifiutò di leggere pubblicamente, sebbene questa fosse la prassi per tali occasioni, fu della necessità di conservare alla nostra lingua e alla nostra letteratura I'indole schiettamente Italiana. Negli ultimi anni della vita Caterina Franceschi Ferrucci, anche se segnata da un lento decadimento fisico, portò a termine alcuni lavori; tra questi un Discorso alle Signore componenti la Società della Biblioteca Educativa Circolante di Piacenza in occasione di una Festa commemorativa di Illustri Donne Italiane, in linea con i suoi principi che volevano che la cultura femminile fosse un sostegno per una società più giusta e più matura. In questo stesso periodo ebbe visite frequenti di Alessandro Manzoni che si dichiarò pubblicamente suo estimatore.

Il 28 Febbraio 1887 Caterina Ferrucci moriva, a Firenze, dopo aver trascorso gli ultimi anni sempre più gravata dal male, in volontaria solitudine. Volle funerali umilissimi. Sulla sua lapide queste parole: Donna per ingegno e virtù rara in ogni tempo - Quasi unica nel nostro. Riposa nella cappella privata di una villetta, a San Martino alla Palma, presso Firenze.

A Narni in via San Giuseppe fu posta una lapide il 28 Febbraio 1890 per il terzo anniversario della sua morte.In essa si legge:PERCHE' I POSTERI SAPPIANO CHE IL XXVI GENNAIO MDCCCIII NACQUE IN QUESTA CITTA CATERINA FRANCESCHI FERRUCCI PER IL VIRILE INGEGNO PEI CLASSICI SCRITTI IN ITALIA E FUORI LODATISSIMA IL COMUNE Q.M.P.LI XXVIII FEBBRAIO MDCCCXC TERZO ANNIVERSARIO DELLA MORTEDELL'ILLUSTRE CONCITTADINA

Caterina Franceschi Ferucci lettera

Storia archivistica: Il Fondo, che attualmente è riunito alla documentazione del marito Michele Ferrucci, fu donato alla Biblioteca universitaria dall'avvocato Adone Allegretti nel 1947 (il fondo di Michele Ferrucci era stato donato nel 1882). Le carte di Caterina Franceschi Ferrucci risultavano appartenenti alla moglie del donatore, Gilda Chiari, docente di pedagogia all'Università di Pisa, che le aveva utilizzate per stendere una biografia intellettuale della Franceschi Ferrucci (cfr. bibliografia). Nel 1910 fu pubblicato l'epistolario di Caterina Franceschi Ferrucci, a cura del nipote Filippo.

Altre carte di Caterina Franceschi Ferrucci sono conservate alla Biblioteca medicea laurenziana di Firenze.

Descrizione: - Corrispondenza: si compone di tre sezioni. La prima comprende circa 650 lettere (molte in copia) spedite da Caterina Franceschi Ferrucci tra il 1824 e l'anno della sua morte, dirette a circa 110 destinatari. Tra queste si rammentano 25 lettere indirizzate a diversi componenti della famiglia Brunelli (1836-52); 150 lettere al marito Michele Ferrucci; 20 lettere alla figlia Rosa (1850-55); 14 lettere a Costanza Rajna (1866-81); 11 a Enrichetta Saraceno di Tor di Bormida (1874-81); e ancora i nomi di Giacomo Leopardi, Fanny Targioni Tozzetti e Teresa Parini.
La seconda sezione si compone di 139 lettere spedite da circa 60 mittenti a Caterina Franceschi Ferrucci: tra essi Francesco Bonaini, Cesare Cantù, Giulio Cordero di San Quintino, Vincenzo Gioberti, 30 lettere di Pietro Giordani del 1836, alcune di Auguste Arthur De La Rive, Giacomo Leopardi, Marco Minghetti e Giovan Battista Niccolini. Chiudono la sezione della corrispondenza 9 lettere di vari a vari conservate nel carteggio di Caterina Franceshi Ferrucci.

La documentazione è conservata da: Università degli studi di Pisa. Biblioteca universitaria

Bibliografia

Opere

 

Poesia

Prose e versi, Firenze, Successori Le Monnier, 1873

Scritti educativi

Della educazione morale della donna italiana, Torino, Pomba, 1847

Letture morali ad uso delle fanciulle, Genova, Tip. I. R. de’ Sordo-Muti, 1851

Della educazione intellettuale: libri quattro indirizzati alle madri italiane, Torino, Pomba, 1849-1851

Degli studii delle donne, Torino, Pomba, 1853

Rosa Ferrucci e alcuni suoi scritti pubblicati per cura di sua madre, Firenze, Barbèra, 1857

Degli studi delle donne italiane, Firenze, Successori Le Monnier, 1876

Ai giovani italiani. Ammaestramenti religiosi e morali, Firenze, Successori Le Monnier, 1877

Una buona madre. Letture morali per le giovanette, Firenze, Successori Le Monnier, 1884


Scritti letterari

I primi quattro secoli della letteratura italiana dal secolo XIII al XVI, Firenze, Barbèra-BianchIi, 1856-1858

Scritti letterari educativi e patriottici inediti o sparsi di Caterina Franceschi Ferrucci e memorie su la vita e le opere di lei, a cura di Giuseppe Guidetti, Reggio Emilia, Tipografia editrice Guidetti, 1932

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Lettere

Sei lettere di Caterina Franceschi al fidanzato Michele Ferrucci. Per nozze Paolo Ferrucci e Teresa Tabarrini, Rimini, Tip. Malvolti e C., 1887

Ida Eugenia Ciancarelli, Una donna italiana nel 1848. Lettere inedite di Caterina Franceschi Ferrucci, Rieti, Tip. Trinchi, 1907

Epistolario di Caterina Franceschi Ferrucci edito ora la prima volta, con lettere di scrittori illustri a lei, a cura di Giuseppe Guidetti, Reggio Emilia, Tip. U. Guidetti, 1910

Lettere inedite di Caterina Franceschi Ferrucci, a cura di Achille De Rubertis, in «Il Raccoglitore», V, 4, 1925

Sara Lorenzetti, «Voi sarete... il mio tutto». Un epistolario amoroso di Caterina Franceschi, Firenze, Franco Cesati, 2006

Bibliografia contemporanea: riedizioni dal 1970

La vera ricchezza, in Controcanto, a cura di Riccardo Reim, Roma, Sovera, 1991

 

Bibliografia della critica (dal 1970)

Gigliola De Donato, Donne e società nella cultura moderata del primo Ottocento, in Aa. Vv., La parabola della donna nella letteratura italiana dell’800, Bari, Adriatica, 1983

Anna Santoro, Caterina Franceschi Ferrucci e le «Lezioni di Letteratura Italiana», in «Esperienze letterarie», IX, 3, 1984

Clotilde Barbarulli, Caterina Franceschi Ferrucci accademica della Crusca: il «sapere» di una donna nell’800, in Aa. Vv., La Crusca nella tradizione letteraria italiana, Firenze, Accademia della Crusca, 1985

Ilaria Porciani (a cura di), Le donne a scuola. L’educazione femminile nell’Italia dell’Ottocento, Firenze, Il Sedicesimo, 1987

Maria Iolanda Palazzolo, Educazione alla conversazione / educazione nella conversazione, in Aa. Vv., L’educazione delle donne. Scuole e modelli di vita femminile nell’Italia dell’Ottocento, Milano, Franco Angeli, 1989

Maria Rosaria Bottegal, Caterina Franceschi Ferrucci. Narnese illustre, educatrice e letterata dell’800, Narni, Centro per le Pari Opportunità- Regione dell’Umbria, 1993

Sara Lorenzetti, Caterina Franceschi, in Aa. Vv., Microcosmi leopardiani, Fossombrone, Metauro Edizioni, 2001

Aa. Vv., Caterina Franceschi Ferrucci. La vita e le opere nel bicentenario della nascita (1803-1887), Narni, Comune di Narni, 2004

Pantaleo Palmieri, Giacomo Leopardi, Caterina Franceschi Ferrucci, la Scuola romantica, in Aa. Vv., Da Dante a Montale. Studi di filologia e critica letteraria in onore di Emilio Pasquini, Bologna, Gedit, 2005

Elisabetta Benucci, Da Leopardi a Gioberti: le relazioni letterarie di Caterina Franceschi Ferrucci, in «La Rassegna della Letteratura italiana», CXII, 1, 2008