sr Manfredi Giovanna

di Pietro e di Fulcheri Mara
nata a Mondovì (Cuneo) il 4 novembre 1876
morta o Porto Velho (Brasile.) il 13 maggio 1939
Prima Professione a Nizza Monferrato il 7 maggio 1899
Professione Perpetua a Novara il 10 agosto 1908

Suor Giovanna Manfredi visse in pienezza l’ideale missionario, poiché nient’altro le stava più a cuore che l’annuncio di Cristo Gesù, salvatore di tutti.
A ventidue anni fece la professione religiosa a Nizza Monferrato, la casa dove conobbe e amò moltissimo le superiore delle quali avrà una sottile e pur sempre sorridente nostalgia.
Avrebbe voluto incontrarle almeno una volta ancora prima di morire, ma... era felice di trovarsi lontana per continuare ad essere missionaria e di rivederle - come era certa - in Paradiso.

Prima di partire per le missioni, suor Manfredi aveva lavorato nelle case di Conegliano Veneto, Nizza e Casale Monferrato. Era un'abile maestra di lavoro, una artista del ricamo, una eccellente educatrice salesiana.
Allegra, espansiva, schietta, era l'anima festiva della comunità. Carica di buon umore, pronta alla facezia nel mai scordato dialetto piemontese, riusciva a mantenere alto ed eventualmente a risollevare il tono del vivere insieme specie nei momenti di comprensibile tensione o stanchezza.

Era partita per il Brasile nel novembre del L9O9, a trentatré anni, coronando un desiderio vivissimo della sua ardente anima apostolica. Fece subito parte della comunità di "S. Inés" a Sào Paulo, dove rimase circa vent'anni come maestra di lavoro, responsabile dell'oratorio festivo e dell'Associazione delle Figlie di Maria.

Zelantissima e sacrificata, ma sempre con la consueta allegria, si donava a tutte con forte senso educativo salesiano.
Grazie anche al suo bel temperamento, fu subito apprezzata e amata dalle ragazze che seguiva con uno zelo e una vigilanza affettuosa e ferma propria dello stile salesiano di azione educativa.
Un cenno, un solo sguardo della maestra suor Manfredi era sufficiente per ottenere impegno nel dovere anche dalla più birichina delle fanciulle. Per le oratoriane poi, la sua dedizione non conosceva limiti di tempo, di fatiche, di iniziative. Pur avendo i giorni della settimana colmi di lavoro, non tralasciava di seguirle con attenzione personale. La maggior parte erano adolescenti già impegnate in duri lavori di fabbrica, esposte a molti pericoli. Quando suor Giovanna aveva motivo per temere qualche cosa di meno buono per una delle oratoriane, metteva in atto tutte le industrie della carità evangelica per sostenerla.
Sapeva servirsi opportunamente delle più mature e fidate per seguire le inesperte, mentre, da parte sua, non tralasciava di seguirle maternamente cercando di non perderle di vista.

Ebbe un breve intervallo di tempo quando passò alla casa di Araras per rinvigorire la salute e disporsi alla nuova e molto impegnativa missione. Questa volta si trattava proprio di missione nel lontano stato brasiliano di Rondonia. L'Istituto vi aprì una casa nel 1930 proprio nella capitale di quello stato collocato nel nord-ovest del Brasile sul Rio Madeira. A Porto Velho suor Manfredi giunse con la prima spedizione di suore e vi rimarrà fino alla morte.

Anche nella nuova opera avrà l'incarico di maestra di lavoro nella scuola per allieve esterne annessa all'ospedale. Dopo soli due anni, vi sarà pure un educandato. Lei si troverà continuamente circondata di gioventù, per suo apostolico conforto anche nell'oratorio festivo che le verrà affidato.

Più che altrove, suor Manfredi ebbe qui l'opportunità di compiere un apostolato capillare, come era sua specialità, non solo e non tanto fra le numerose fanciulle accolte nell'internato, quanto fra le "signorine" che ricorrevano a lei per gli accurati lavori di ricamo. Alle sue abili mani affidavano i capi più raffinati del loro corredo di future spose.

La vita religiosa e morale di quella città era piuttosto decadente. Se ne rendeva ben conto nei contatti quotidiani con la varietà delle persone che avvicinava. Con la fiamma che le ardeva in cuore e un tatto particolare, rispettoso e insinuante, riusciva a far cadere incessanti gocce di verità, di luce, di incoraggiamento a modificare atteggiamenti interiori e comportamenti difettosi. Prudenza e dolcezza si integravano felicemente nei suoi interventi ed aveva la gioia di guadagnare a sé per riconsegnare al Signore tante giovani donne che ritrovavano il gusto e la preziosità della vita sacramentale e la gioia dell'anima inondata dalla Grazia.

Sembra eccessiva l'affermazione che leggiamo a questo proposito, ma dobbiamo credere contenga una bella e testimoniante verità: poco per volta, senza desistere di fronte alle difficoltà, "la nostra cara suor Manfredi si guadagnò tutta la gioventù di Porto Velho!".

Riusciva a conquistare non solo le ragazze che ricorrevano alla sua ormai famosa scuola di ricamo, ma anche i loro futuri sposi. Si arrivò a non vedere più celebrazione di matrimoni ricevuti senza il sostegno della grazia di Dio.
Le sorelle ci informano che suor Giovanna non parlava molto, ma riusciva incisiva per quel suo persistere amabile, rispettoso e convinto. Il Signore e Maria Ausiliatrice erano i suoi fortissimi alleati, e i frutti non si contavano.

Alla sua morte sarà molto significativa l'espressione di un buon padre di famiglia, che dichiarava, senza timore di mostrare le sue lacrime: «Abbiamo perduto la mamma delle nostre figlie!»
È che suor Manfredi non conosceva il rispetto umano. Dinanzi al male non si piegava. Sia pure con prudenza, tatto e delicatezza, diceva sempre la verità e non si dava pace finché non avesse aiutato un'anima a risollevarsi dal fango. Il molto lavoro non le riusciva di impedimento; sapeva che per questo era partita, per questo si trovava in quel luogo: per salvare anime, il resto era tutto e sempre secondario.

Anche se gli anni scorrono, pare che la sua fibra si mantenga robusta, resistente come la sua volontà orientata al bene, alla conquista di tante anime da donare al Signore che salva. Suor Manfredi lavora molto e ancor più prega. Affida al Signore le sue imprese apostoliche, si abbandona fiduciosa agli interventi di Maria Ausiliatrice, invoca con insistenza i santi Fondatori che ama tanto: don Bosco, madre Mazzarello...

In questo modo: umile, nascosta, solo intenta al suo laboratorio e all'oratorio festivo, alle care giovani che ama teneramente - proprio come una mamma - «suor Manfredi - assicura- no le consorelle che vissero accanto a lei - fu la grande apostola, la grande collaboratrice al risanamento di quella povera città".

Fra gli altri doni di natura, suor Manfredi aveva una voce bellissima e con semplicità e naturalezza si prestava ad aiutare nel canto facendosi braccio forte della consorella che aveva quell'incarico. Particolarmente preziosa riusciva la sua collaborazione nelle delicate esecuzioni di canto gregoriano.
Lavorò molto nell'Associazione delle Figlie di Maria alla quale diede un notevole sviluppo. Pareva non avvertisse la stanchezza tanto si manteneva fresca e creativa in tutta la sua attività tra le ragazze.
Esemplare nell'osservanza religiosa e notevolmente in quella della povertà, utilizzava tutto per ricavare lavorini utili alla comunità. Era felice di essere una Figlia di Maria Ausiliatrice missionaria del Regno di Dio.

Aveva ormai oltrepassato i sessant'anni e la sua salute era invidiabile. Pareva avrebbe potuto lavorare per molti anni ancora. Inaspettatamente, il Signore venne a recidere il filo della sua operosissima vita.

Aveva iniziato il mese di maggio del 1939 con indicibile fervore, con slancio e allegria. Non accusava nulla, proprio nulla di anormale. Il 12 di maggio avvertì una leggera indisposizione.
Cosa da nulla, dichiarò convinta e rassicurante. Era un giorno di vacanza e ne approfittò per... prendere una medicina... Una cosa di poco conto quella medicina che doveva guarire un male di poco conto.
Dopo qualche ora le cose mutarono improvvisamente. Sì, aveva avuto una insospettata puntata di febbre, ma era caduta in fretta normalizzandosi. Fu il cuore a risentirne: Un collasso improvviso che nella notte costrinse a chiamare medico e sacerdote insieme. Non vi era da fare altro che invocarle l'assistenza del Signore, la sua grazia attraverso i Sacramenti ultimi della Chiesa. Dimostrò di riceverli con consapevolezza, ma non parlò più.
Tutto Porto Velho ricevette con stupore e costernazione la notizia di quella morte. Insieme alle superiore e consorelle, molte ragazze e persone adulte piansero la missionaria generosa, che aveva saputo amare la gioventù con un cuore di apostolo e la tenerezza di una mamma.

 

Suor Giustiniani Chiara in SECCO Michelina, Facciamo Memoria. Cenni biografici delle FMA defunte nel 1939, Istituto FMA, Roma 1994, 290-294.