sr Zanello Ermelinda

di Martino e di Caprioglio Angela
nata a Ozzano Monferrato (Alessandria) il 15 ottobre 1875
morta a Sevilla (Spagna) il 6 gennaio 1939

Prima Professione a Nizza Monferrato il 23luglio 1896
Professione perpetua a Nizza Monferrato il 31 agosto 1905

 

La vocazione di Ermelinda fu segnata da una benedizione ricevuta da don Bosco. Lo aveva incontrato casualmente a Borgo S. Martino dove era andata, insieme al papà, a trovare il fratello studente in quel collegio.
Aveva sette anni e non comprese allora il significato delle parole pronunciate dal Santo mentre le poneva la mano sul capo: «Questa sarà Figlia di Maria Ausiliatrice».

Frequentò le suore di don Bosco che lavoravano per la gioventù nel vicino paese di Rosignano. Era una fanciulla vivace, intuitiva, dal temperamento sottilmente pervaso di orgoglio.

Rivelava una intelligenza superiore alla media e un tratto piacevolissimo, che attirava la simpatia delle compagne.
I genitori e la sua maestra della scuola elementare l'aiutarono a dare un orientamento positivo alle sue qualità allenandola alle piccole rinunce per riuscire vittoriosa sulle insidie dell'orgoglio e della vanità.

A diciotto anni Ermelinda era una giovane ben formata, attraente, e con in mano il prezioso diploma di insegnante e una particolare specializzazione didattica. L'avvenire le sorrideva sotto molti punti di vista.
Nell'estate del 1893, qualcuno la incoraggiò a fare gli esercizi spirituali nell'Istituto "Nostra Signora delle Grazie" di Nizza Monferrato. Fu un ritiro di grazia, che decise la sua definitiva scelta di vita. Aveva ascoltato la parola calda di evangelici entusiasmi di monsignor Giovanni Cagliero e ne era rimasta pensosa dapprima e, infine, decisamente conquistata. Domandò di potersi fermare subito in quella santa casa e di ricevere la medaglia di postulante. A quei felici tempi, era la normale conclusione degli esercizi spirituali per non poche ragazze.

Quando papà Martino seppe della decisione di Ermelinda, la giudicò troppo improvvisa per ritenerla senz'altro giusta e opportuna. Chiese alla figlia di ritornare a casa, perché, spiegava, quel passo era troppo grave per compierlo senza il suo permesso. Veramente, Ermelinda era una minorenne per età...

Ritornò in famiglia e vi sostenne così bene i motivi della sua decisione, che l'anno seguente fu lo stesso papà Martino a riaccompagnarla a Nizza con la sua benedizione.

Compiuto il periodo della prima formazione, venne ammessa alla professione religiosa nel 1896. Non aveva ancora compiuto ventun anni.
Rimase per qualche tempo a Nizza come assistente e insegnante. Rivelò doti non comuni di intelligenza, una notevole abilità didattica ed anche spirito di sacrificio e diligente dedizione al dovere di religiosa e di educatrice salesiana.

Aveva solo ventiquattro anni quando le venne affidata la direzione dell'Istituto "S. Caterina" di Varazze (Genova). Pur essendo molto giovane lavorò bene e con soddisfazione delle stesse autorità scolastiche che, al compiersi del suo sessennio di servizio direttivo, avrebbero voluto chiedere una deroga alle disposizioni delle superiore. Fu suor Ermelinda a convincere di non farlo, dimostrando che, per una religiosa, la cosa migliore era sempre quella di mantenersi coerente con ciò che aveva stabilito di vivere.

Probabilmente, suor Zanello aveva presentato fin dai primi tempi della sua formazione la domanda missionaria. Ci fu perciò un momento in cui le superiore parvero decise a inviarla in America. Invece, il disegno di Dio la portò in Spagna.
Arrivò a Barcelona nel settembre del 1908 e, dopo brevissimo tempo, venne incaricata di dirigere la casa di Sarrià. Suor Ermelinda seppe inserirsi molto bene nella nuova realtà. Ben presto risultò una autentica figlia di Spagna tanto bene si era impadronita della lingua e della cultura del luogo.
Riuscì a dare impulso alle opere della casa: aumentarono le allieve interne ed esterne c, riequilibrata la situazione finanziaria, poté pure curare il miglioramento e il completamento delle strutture.

Superò con grande avvedutezza e intraprendenza il difficile momento socio-politico-religioso che si abbatté sulla Spagna: passerà alla storia sotto il nome di settimana tragica di Barcellona (luglio 1909). Certamente, fu per una particolare assistenza divina e per la evidente protezione di Maria Ausiliatrice - quante medaglie gettate lungo la via! - che il grave momento fu superato senza serie conseguenze per le persone e per le opere di quella casa. Suor Zanello ne era ben convinta e dava gloria a Dio nel commosso rendimento di grazie.

Tutte le attività della casa poterono proseguire regolarmente ed ebbero un crescente sviluppo grazie alla sua prudente e saggia direzione.

Nel 1912 ebbe la gioia di lavorare per prepararlo e di celebrare - presente la superiora generale madre Caterina Daghero e il superiore don Filippo Rinaldi - il venticinquesimo di quella prima casa aperta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice in terra di Spagna.

Nel 1915, dopo sette anni di lavoro intenso e fruttuoso, suor Ermelinda venne inviata a dirigere la casa di Sevilla "Maria Auxiliadora", che era stata aperta undici anni prima. Anche nella capitale andalusa suor Zanello trovò da compiere un lavoro notevole per incrementare le attività proprie di un istituto educativo.
Sapeva che tutto doveva partire dalla forza di Dio, perciò, come aveva sempre fatto, si aggrappò alla preghiera. Era devotissima del sacro Cuore di Gesù e a Lui orientava, con zelo ed efficacia, la pietà delle suore e delle ragazze. A questo divin Cuore affidava ogni impresa, da Lui attingeva luce, forza e consolazione. Si sentiva perciò fiduciosa e aiutata efficacemente sia sul piano spirituale e morale, sia su quello più propriamente materiale.

Compresa la originalità del carattere andaluso, più allegro ed effervescente di quello delle altre regioni spagnole, seppe dare all'ambiente del collegio un adeguato tono di famiglia serena e gioconda. Le ragazze, anche quelle dei corsi superiori, si sentivano talmente a loro agio, che non poche rinunciavano alle vacanze scolastiche per fermarsi a goderle con le suore.

Le ex-allieve ricorderanno sempre l'espediente a cui la loro direttrice era  ricorsa per placare la paura che le aveva impossessate una sera, a motivo di una terribile bufera che si era abbattuta sulla città: lampi, tuoni e vento a non finire. L'effervescenza andalusa aveva suscitato un subbuglio indescrivibile fra le numerose ragazze interne. Lei riuscì a trovare il rimedio. Le radunò tutte nell'ampio parlatorio e, dopo averle esortate a mantenersi calme e serene, abbandonate in Dio, ordinò di attaccare al pianoforte le note del tipico ballo sivigliano.
Trascorsero così - e piuttosto in fretta - due buone ore. Il temporale ebbe tutto il tempo per placarsi, come si era placata nella danza l'agitazione delle ragazze. Poterono andare a letto tranquille e serene: loro e le suore insieme a loro. Non tutto era festa e allegria nella vita della direttrice suor Zanello, anche se, a giudicare dalle apparenze, si sarebbe detto che fosse così. Era amata e stimata, avvolta di simpatia anche da parte delle persone esterne. Indubbiamente, lei riusciva a dominare le situazioni e a trattare con tatto chiunque.

Ciò che non andava bene era la salute di suor Ermelinda. Aveva cercato di fronteggiare con coraggio persistenti disturbi, ma dovette cedere alla necessità di un intervento chirurgico. Questo riuscì bene quanto al malanno che si voleva eliminare, ma un altro guaio le sopraggiunse ben presto e, forse, non meno grave del primo, certamente più insidioso: il diabete. Lei non diede un grande peso alla malattia, che certamente non l'avrebbe più abbandonata.

A Sevilla aveva compiuto sette anni di servizio direttivo.

Venne richiamata a dirigere la casa di Barcelona Sarrià. Qui non parve le tornasse vantaggioso il clima. Dopo due anni ritornò a Sevilla alla direzione del medesimo istituto "Maria Auxiliadora".
Malgrado le persistenti difficili condizioni di salute, lavorò con lo zelo instancabile che tutte le riconoscevano, ma alla fine del sessennio l'ispettrice ritenne necessario concederle il sollievo di una casa che offriva un clima mite e minor lavoro.

Ad Alella rimase per due anni, 1930-1932. Furono anni di grandi tribolazioni per la Spagna e l'avvenire si presentava sempre più carico di nubi minacciose. Suor Ermelinda, fiduciosa nella comprensione delle superiore, chiese di poter passare qualche po' di tempo in Italia. Venne accolta nella casa generalizia, dove lentamente riuscì a riprendersi in modo da poter rientrare in Spagna. Vi giunse nel settembre del 1935, migliorata anche nella vista, che negli anni precedenti si era talmente indebolita da non permetterle di occuparsi secondo le esigenze richieste dal servizio direttivo.

Venne mandata in Andalusia, nella casa meno impegnativa di Sevilla, dove l'opera principale era un esternato scolastico. Qui avrebbe portato a compimento la sua generosa e intelligente attività insieme alla vita.

Poiché la rivoluzione rossa prendeva piede ovunque nella Spagna, le autorità ecclesiastiche avevano raccomandato di dare impulso alle Associazioni di Azione Cattolica. Formati solidamente nella dottrina e allenati all'azione apostolica, i giovani avrebbero potuto contrapporre un valido baluardo all'invadente ideologia marxista. Suor Zanello impegnò tutto lo zelo che l'animava per aiutare le suore a compiere questo lavoro tra la gioventù femminile che frequentava l'opera alla quale erano dedite.

Notevole fu in suor Ermelinda, specialmente in questo tempo, la fiducia che ripose nella nostra nuova Beata, madre Maria Domenica Mazzarello. Ebbe notevoli prove della sua assistenza in momenti particolarmente critici. Le suore si mantenevano quasi costantemente all'erta, pronte, se fosse stato necessario, a deporre l'abito religioso e ad abbandonare la casa. La direttrice aveva una tale fiducia nella santa Madre Cofondatrice, da ritenere fermamente che ciò non sarebbe avvenuto. E non avvenne. Aveva fatto porre un quadro con la sua immagine dalla parte interna della porta principale della casa, e la sua fiducia si dimostrò potente ed efficace in non pochi momenti difficili.

Quando a Sevilla l'esercito riuscì a reprimere la furia rivoluzionaria, le suore poterono riprendere la vita regolare e la scuola. Nessun danno era stato arrecato alle strutture, cosa che invece era avvenuta in altre istituzioni ecclesiali e religiose. Ciò l’attribuì ad accrescere la fiducia e l'amore verso la madre Confondatrice. Ma alla buona direttrice rimaneva da superare l'altra difficile prova. La sua salute andava peggiorando. Nel gennaio 1938 dovette rimanere a letto per un forte attacco di nefrite. Si aggravò al punto che le vennero amministrati gli ultimi sacramenti. Ricevuta l'Estrema Unzione ebbe subito una singolare ripresa, con stupore degli stessi medici che la curavano. Andava migliorando lentamente e ciò alimentava la comune speranza di vederla guarita completamente.

A distanza di sei mesi la sorprese invece un nuovo attacco. Anche questa volta, giunta quasi in fin di vita, riuscì a riprendersi, tanto che poté partecipare alle pratiche di pietà con le sorelle. Ma si trattò di una parentesi breve. Suor Ermelinda conservò fino alla fine la sua intelligenza chiara e la cordiale apertura di mente e di cuore che aveva sempre attirato quante persone ebbero modo di frequentarla. La pietà si manteneva semplice e fervida.

L’orizzonte di Spagna andava rischiarandosi e l'inizio del 1939 era colmo di aducia. Suor Ermelinda partecipava alla comune speranza e benediceva il Signore per questa prospettiva di pace nella tribolata Spagna che tanto amava. Aveva vissuto intensamente il periodo delle gioconde festività natalizie ed ora il Signore veniva per portarle a compimento, per lei nella beata Eternità. Il 6 gennaio del 1939 cadde di venerdì: il 1° venerdì del mese e dell'anno. II Cuore di Gesù' che tanto aveva amato e fatto amare, l'accolse nel suo eterno abbraccio di pace.

Suor Zanello Ermelinda in Facciamo Memoria. Cenni biografici delle FMA defunte nel 1939, Istituto FMA, Roma 1986, 444-449.