Giulia Molino Colombini

Donna del Risorgimento

La protagonista di queste mie righe sul Risorgimento è una donna. Sino ad ora non ho mai scritto di loro. Colmo questa lacuna raccontando di Giulia Molino Colombini scrittrice, poetessa e pedagoga, nata a Torino nel 1812 e scomparsa nel 1879, perché rappresenta bene nel suo itinerario di vita e opere la figura della donna risorgimentale, non però nella luce, per intenderci, dell'eroina all'Anita Garibaldi, quanto piuttosto in quella di persona che, attenta e partecipe della sua contemporaneità si ingegna ed opera per promuovere il ruolo femminile nella società.

Prima di entrare nel particolare della sua vicenda è opportuno ricordare che alla nascita del Regno d’Italia il tasso di analfabetismo tra la popolazione supera il 70% (per confronto: in Austria e Francia si fissa tra il 40 e 50%; nel Regno Unito intorno al 30%). In massima parte sono donne e, si badi bene, di tutti i livelli della società. Perché la figura femminile è confinata, il verbo è esatto, nelle mura domestiche. Figlie devote, spose fedeli, madri attente. Altro allora non si voleva e chiedeva alle donne. Insomma era eccezione, ad esempio, Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna (l’antica padrona di casa della sede storica della Provincia di Torino) che parlava almeno quattro lingue, così come, spesso, erano viste con sussiego dai benpensanti uomini le signore che si cimentavano negli studi e si impegnavano nel “sociale” soprattutto in quello della promozione del ruolo delle donne nella società.

Per questo scrivo di Giulia Molino perché fu un’antesignana  di questo giusto e doveroso impegnarsi.

Di buona famiglia borghese, giovanissima, si sposa con Gian Lorenzo Colombini, medico condotto di Miradolo, frazione del Comune di San Secondo di Pinerolo. Ma soli 22 anni con un figlio appena nato, è già vedova. Rimane nel piccolo centro e inizia a coltivare diversi studi. Non si isola, anzi: è attenta ai suoi tempi. Diventa poetessa e scrittrice ma pure prende ad interessarsi alla pedagogia ed alla politica aderendo con cuore e spirito alle idee risorgimentali: i suoi “Canti alle città italiane” ne sono testimonianza concreta. Nel 1848 è convinta assertrice del neoguelfismo di Vincenzo Gioberti.

Successivamente aderisce al processo unitario che  parte da Torino. In contemporanea inizia ad operare per l’emancipazione femminile in particolare nell’ambito dell’istruzione. La sua casa a Miradolo diventa, come si dice, “cenacolo letterario” frequentato tra gli altri, oltre che da Gioberti, da Pellico, Tommaseo e Mamiani, cugino di Leopardi, ministro della Pubblica Istruzione nell'ultimo governo del Regno di Sardegna presieduto da Cavour e nel primo del nuovo Regno d’Italia. 

Il suo impegno nell’ambito della costruzione dell’unità nel contesto dell’istruzione è articolato.
Organizza a Torino vari istituti tra i quali quello delle “Figlie dei Militari”, collegio femminile, inaugurato nel 1868, su iniziativa di Maria Luisa del Carretto, nella Villa della Regina e rimasto attivo in altra sede sino ai primi anni settanta del’900.

Nominata ispettrice generale delle scuole piemontesi è poi autrice nel 1876 di una relazione inviata al Ministero della Pubblica Istruzione relativa alla riorganizzazione delle scuole elementari.
L’ultima sua fatica, pochi mesi prima di morire nel 1879 è la partecipazione ai lavori della Commissione ministeriale per la scelta dei libri di testo scolastici.

Notevole la sua produzione letteraria. Tra le sue opere ricordiamo “Pensieri e lettere sulla educazione della donna in Italia” “Logica ad uso delle giovanette”, “Lettere di una giovane madre che vuole educare da sé la sua bambina”. Il suo  legame con Miradolo lo esprime nel racconto storico “La Castellania di Miradolo”. Una copia di questo libro, edita nel 1871 nella tipografia Giuseppe Chiantore di Pinerolo, insieme ad alcuni sue altre opere, è custodita nella Biblioteca di Storia e Cultura Giuseppe Grosso della Provincia di Torino. Giulia Molino nella prefazione scrive: “Sembrerà forse a taluno opera inutile l’illustrare un paesello sconosciuto ….La storia della provincia di Torino si riscontra con quella di Miradolo: le vicende poi delle guerre miserande nelle Valli, combattute  coi Valdesi, dove Miradolo ebbe non poca parte, sono tali che devono destare la curiosità di molti, per la singolare parzialità che da ambi i partiti si mise nel raccontarle…” Giulia  Molino Colombino è sepolta a Torino nel famedio del cimitero Monumentale vicino ai suoi due amici Gioberti e Pellico.

In diverse città una via è intestata al suo nome. Solo una scuola in Italia ricorda questa intellettuale che ha speso la sua vita per l’emancipazione civile e culturale delle donne del nostro Paese. E’ l’Istituto Magistrale Giulia Molino Colombini di Piacenza. Una maestra
di ieri per le maestre di oggi e di domani.

Antonio Saitta
(dal 7 giugno 2009 è stato rieletto presidente della Provincia per il mandato 2009-2014)